Il Dpcm del 24 ottobre 2020 estende al 100% la didattica a distanza nelle scuole superiori su tutto il territorio nazionale. Viene confermata, però, la possibilità della frequenza in presenza per gli studenti con disabilità intellettiva con la sola compagnia dei docenti di sostegno. Una scelta, questa, che ha creato non pochi dissapori vista la possibilità di mettere seriamente in pericolo l’inclusione sociale e scolastica garantita dal DM n.39 del 26 giugno scorso.
Didattica a distanza e inclusione sociale e scolastica in pericolo
La scuola da sempre ha rappresentato il luogo in cui stimolare le menti di giovani e pungolare il loro intelletto. Un posto in cui l’inclusione si realizza in modo naturale sperimentando la socialità e la convivenza civile.
Il Covid, invece, ha completamente rivoluzionato l’intero sistema scolastico tradizionale che, dalle lezioni frontali in aula, ha dovuto necessariamente passare alla didattica a distanza, in modalità blended: sospensione delle attività didattiche, lezioni a distanza per scuole di ogni ordine e grado, esami e lauree in videoconferenza.
Questo nuovo stop didattico, però, comporta inevitabilmente significativi danni soprattutto agli studenti con disabilità intellettiva, non solo da un punto di vista di crescita, ma anche per quanto concerne la perdita fondamentale del rapporto di collettività con i propri coetanei e compagni di classe.
STUDENTI CON DISABILITÀ INTELLETTIVA: DISPOSIZIONI DEL DPCM PER LE SCUOLE
Il Dpcm del 24 ottobre 2020 ha autorizzato a stare in presenza i soli studenti con disabilità intellettiva e quindi, dove possibile, ha previsto il loro rientro in aula seppur a piccoli gruppi.
Inoltre, il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in esame, valido fino al 24 novembre prossimo, dispone che l’attività didattica resti in presenza per le scuole dell’infanzia e del primo ciclo, mentre, per gli istituti superiori è previsto che il 75% delle lezioni si svolga a distanza dove, però, per gli studenti con disabilità intellettiva è garantita, invece, la frequenza in presenza con la sola compagnia dei docenti di sostegno così come previsto dalle indicazioni contenute nel decreto del MIUR del 7 agosto 2020:
«Nei casi in cui la fragilità investa condizioni emotive o socio culturali, ancor più nei casi di alunni con disabilità, si suggerisce che sia privilegiata la frequenza scolastica in presenza, prevedendo l’inserimento in turnazioni che contemplino alternanza tra presenza e distanza solo d’intesa con le famiglie».
Misura, altresì, confermata anche dall’Ordinanza della Regione Campania n. 86 del 30 ottobre 2020:
«[…] con decorrenza dalla data del presente provvedimento e fino al 14 novembre 2020, su tutto il territorio regionale è confermata la sospensione delle attività didattiche in presenza per le scuole primaria e secondaria, fatta eccezione per lo svolgimento delle attività destinate agli alunni affetti da disturbi dello spettro autistico e/o diversamente abili, il cui svolgimento in presenza è consentito previa valutazione, da parte dell’Istituto scolastico, delle specifiche condizioni di contesto […]».
IN PERICOLO IL PRINCIPIO DI INCLUSIONE SOCIALE E SCOLASTICA
La sola presenza a scuola degli alunni con disabilità intellettiva inevitabilmente comporta che gli istituti scolastici si trasformino in veri e propri centri diurni se frequentati dai soli studenti con disabilità intellettiva in compagnia dei loro docenti di sostegno. Un effetto a dir poco incongruente rispetto a quanto garantito dal DM n.39 del 26 giugno 2020, il quale assicura ‘la frequenza scolastica in presenza, in condizioni di reale inclusione, degli alunni con disabilità'.
Una situazione paradossale che, seppur da un lato assicura il diritto allo studio per quegli alunni per i quali la DAD e la DDI è molto difficile, dall’altro sottrae il principio volto al rapporto di socialità alla base della partecipazione attiva. Tuttavia, se attuato adeguatamente il Dpcm 24 ottobre 2020, è possibile suddividere in due gruppi gli studenti: un 75% in DAD, mentre l’altro 25% presente in classe tra cui anche gli alunni aventi disabilità intellettiva.
Ciò porterebbe alla realizzazione di una classe eterogenea affine al concetto di inclusione sociale e scolastica.